Con l’avvicinarsi della scadenza del 1° agosto, l’amministrazione Trump torna all’attacco con una nuova raffica di dazi. Secondo alcune lettere ufficiali della Casa Bianca, gli USA avrebbero inviato avvertimenti formali a diversi Paesi – tra cui Tunisia, Cambogia e Indonesia – chiedendo interventi concreti per correggere gli squilibri commerciali. In caso contrario? Scatteranno tariffe ancora più salate.
Insomma, si alza di nuovo la tensione sul fronte globale. E quando le acque si agitano sul piano economico e geopolitico, il mondo delle criptovalute si mette in ascolto. Non sarebbe la prima volta che un’escalation nelle guerre commerciali spinge gli investitori a rifugiarsi in asset alternativi come Bitcoin, soprattutto in cerca di stabilità o protezione contro l’inflazione.
Questa nuova mossa di Trump potrebbe quindi diventare un catalizzatore per un ritorno di interesse verso il mercato crypto, specialmente se le risposte dei Paesi coinvolti porteranno a nuove incertezze economiche.
Nuova mossa shock dagli Stati Uniti: a partire dal 1° agosto, verranno imposti dazi del 25% su tutte le merci tunisine in arrivo nel Paese. Ma non finisce qui: secondo una lettera ufficiale datata 7 luglio, tariffe ancora più salate sono previste per altri Paesi emergenti. Parliamo di un 36% per la Cambogia, 35% per Bangladesh e Serbia, 30% per la Bosnia e 32% per l’Indonesia.
Le lettere, inviate dalla Casa Bianca, parlano chiaro: questi dazi sono una risposta a rapporti commerciali considerati “non reciproci” e a deficit giudicati “insostenibili” per l’economia americana.
Nel messaggio diretto al presidente tunisino Kais Saied, Trump non ha usato mezzi termini: “Il nostro rapporto commerciale è stato tutt’altro che equilibrato,” scrive, sottolineando che il 25% imposto è “ben al di sotto di quanto servirebbe” per colmare il divario.
Il messaggio rivolto ai leader mondiali è semplice e piuttosto diretto: o si negozia, o si pagano le conseguenze economiche. E questo tipo di clima non passa inosservato nel mondo crypto.
Quando si inaspriscono le tensioni globali, aumentano le incertezze e spesso gli investitori iniziano a guardare altrove. Le criptovalute, già viste da molti come un rifugio in tempi difficili, potrebbero tornare al centro dell’attenzione. Specie se la situazione dovesse degenerare in una vera e propria guerra commerciale su scala globale.
Ma non tutti applaudono la mossa di Trump. L’economista Peter Schiff ha criticato duramente la strategia, definendola “economicamente sbagliata”. Secondo lui, i dazi c’entrano poco o nulla con i deficit commerciali americani.
“Le lettere di Trump a Giappone e Corea del Sud dimostrano una totale incomprensione del commercio internazionale,” ha scritto Schiff.
E infatti fa notare che i dazi di quei Paesi sono bassissimi: meno del 2% in Giappone, sotto l’1% in Corea del Sud. Insomma, il problema non sono le barriere all’ingresso.
Per Schiff, il vero nodo è un altro: gli Stati Uniti comprano troppi beni dall’estero semplicemente perché gli americani li preferiscono. E l’effetto dei dazi, secondo lui, potrebbe essere addirittura controproducente: prezzi più alti per le importazioni, senza reali miglioramenti nei conti commerciali.
“Se il dollaro si indebolisce, finiremo per pagare di più per importare meno,” avverte.
Il rischio? Che il deficit aumenti, nonostante i dazi.
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